Durante i Vespri siciliani, per individuare i francesi che si nascondevano trai contadini, si mostravano ai sospetti dei ceci (cìciri in siciliano) e si chiedeva loro cosa fossero, quelli che rispondevano "sciscirì" venivano subito uccisi. Tale stratagemma prende il nome di shibboleth (spiga, in ebraico) e sta ad indicare una parola od un'espressione che molto difficilmente può esser pronunciata da chi parla un'altra lingua o dialetto.
Viene riportato per la prima volta nel Libro dei Giudici (12, 5-6), dove si narra della guerra tra Galaaditi ed Eframiti; questi ultimi dopo la sconfitta tentavano di scappare attraversando il Giordano ed a costoro si chiedeva di pronunciare shibboleth (la pronuncia è più o meno "scibbolet"), gli Eframiti però non riuscivano a pronunciare il suono "sc", producendo perciò "sibbolet" e potevano essere così individuati.
Altri esempi di shibbolet sono la parola "lollapalooza" (qualcosa di straordinario) usata dagli statunitensi in Giappone durante la Seconda Guerra Mondiale; poiché i giapponesi non avendo la "l" la pronunciavano "rorraparuza" od il nome della cittadina neeralndese Scheveningen (sopra c'è la Vista del mare a Scheveningen di Van Gogh e da questa città prende il nome una variante della famosa Difesa siciliana, nota apertura scacchistica) difficile da pronunciare correttamente perfino dai vicini tedeschi.
Pur non essendo un vero e proprio shibboleth la frase ceca "Strč prst skrz krk" (infila il dito in gola) è un vero e proprio scioglilingua essendo una frase di senso compiuto totalmente priva di vocali.
Da I Vespri siciliani di Steven Ruciman.
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